"Il progetto NO-CUT è stata per me una luce di speranza in un momento davvero difficile: dopo la diagnosi ero sprofondata in un buco nero di paura, angoscia, incertezza per il futuro.
Sono arrivata all’Ospedale Niguarda dopo aver ricevuto la diagnosi da un altro ospedale in provincia di Milano e ho scoperto la possibilità di poter partecipare allo studio, che mi avrebbe dato la speranza di non dover essere operata e quindi di non rinunciare alla qualità di vita che avevo conosciuto fino a quel giorno. A soli 53 anni le conseguenze di un’operazione al retto sarebbero state molto drammatiche e invalidanti.
La terapia NO-CUT prevede una chiemioterapia seguita da una radioterapia, entrambe fisicamente impegnative. Sono stata davvero male per diversi mesi, ma i medici e gli infermieri di Niguarda mi hanno sempre incoraggiata a pensare al traguardo. Oggi finalmente ho terminato la terapia e mi sento meglio: i controlli degli ultimi 2 anni sono sempre andati bene, il cancro non è più tornato.
Sono stata fortunata, non solo perché avevo i requisiti per partecipare allo studio, ma anche perché non tutti i pazienti sottoposti al protocollo riescono a guarire senza necessità dell'operazione chirurgica.
L'adesione a questo programma è una scelta personale e non funziona su tutti i pazienti, ma non posso che riservare ad esso e ai medici tutta la mia riconoscenza. Scegliere di ricevere una terapia come questa è un rischio che va preso con coscienza: gli stessi medici sono stati estremamente chiari nell’illustrarmi rischi e variabili. Le cure sono pesanti e non sempre c’è il lieto fine, ma desidero che la mia storia sia di aiuto e porti speranza. Io ci ho creduto fino in fondo".