Lo studio NO CUT, promosso e realizzato dall’Ospedale Niguarda di Milano insieme a Istituto Europeo di Oncologia di Milano, Istituto Oncologico del Veneto di Padova e Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha iniziato l’arruolamento nel 2018 e si è concluso nel 2024 e ha dimostrato che è possibile preservare l’integrità del retto garantendo gli stessi livelli di guarigione e sicurezza dati dalla chirurgia. I risultati sono stati presentati al congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO 2024) a Barcellona.
Nel tumore del retto localmente avanzato, preservare l’integrità del retto garantendo gli stessi livelli di sicurezza e guarigione dati dall’approccio chirurgico tradizionale è possibile. A dimostrarlo è lo studio clinico NO CUT (Total neoadjuvant treatment (TNT) with non-operative management (NOM) for proficient mismatch repair locally advanced rectal cancer (pMMR LARC): First results of NO-CUT trial) presentato il 16 settembre 2024, nel Presidential Symposium intitolato "Eyes to The Future" del congresso ESMO 2024. A illustrare i dati l’oncologo Alessio Amatu dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Nei tumori del retto localmente avanzato una delle strategie di cura attualmente più utilizzate prevede la rimozione chirurgica della malattia. In particolare i casi di carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato fino al 2017 venivano sempre curati in tutti i casi con chemioradioterapia e chirurgia del retto e a seguire chemioterapia precauzionale (adiuvante) post-chirurgica per diminuire il rischio di recidiva. Con lo studio NO CUT i ricercatori hanno voluto invece indagare l’efficacia di un percorso di cura che potesse preservare l’integrità del retto garantendo gli stessi livelli di guarigione e sicurezza dati dalla chirurgia. Il protocollo ha previsto la somministrazione preventiva di una terapia più intensa, composta da una prima fase di chemioterapia seguita da una seconda potenziata con radioterapia. Successivamente, se alla rivalutazione clinica strumentale (con esame rettale, risonanza magnetica nucleare, ecoendoscopia rettale e biopsia) veniva evidenziata una remissione clinica completa della malattia, il paziente poteva evitare la chirurgia rettale venendo invece sottoposto a sorveglianza attiva con stretti controlli nel tempo.